Di recente mi è stata posta una domanda che periodicamente si ripresenta. (Non dimenticate che quanto segue è da contestualizzare in un percorso di crescita personale).
La domanda è: "Quando scopro alcune cose di me e quindi le SO, cosa me ne faccio?"
In altre parole: "A cosa serve SAPERE quali sono le esperienze che condizionano il nostro presente?" Ma sopratutto: "Come posso utlizzare ciò che SO?"
Ironicamente, ma non troppo, mi verrebbe da rispondere alle tre domande, con tre secche risposte. Nell'ordine: "Niente, a niente, non puoi".
Le risposte, forse, sono brusche, ma non tanto lontane dalla realtà.
Il riconoscere e quindi il "portare alla luce" ciò che ha creato un limite o un condizionamento nella nostra vita è un primo passo verso la risoluzione, ma non è un passo indispensabile.
Il SAPERE è strettamente legato alla mente, nasce in seguito all'esperienza e si trasforma in una serie di cognizion,i di informazioni. Una volta che sono state raccolte queste informazioni ci si può domandare a cosa servano o in che modo queste informazioni possano aiutare a migliorare il benessere.
Solleverò qualche dissenso, affermando, come sopra, che quanto appena descritto può non servire a niente, o servire molto poco. Infatti, si può giungere alla risoluzione o allo scioglimento di uno schema, anche senza SAPERE.
Porviamo a pensare a quante volte, dopo aver SAPUTO qualcosa abbiamo percepito un cambiamento in noi. Qualcuno starà dicendo che un'esperienza simile gli è capitata. A queste persone vorrei dire che forse il cambiamento percepito non è nato grazie a ciò che si è SAPUTO, ma grazie alla SENSAZIONE provata per ciò che si è SAPUTO.
E' la SENSAZIONE che crea il cambiamento. Anzi, possiamo dire che la SENSAZIONE è proprio il segnale che il cambiamento è in atto. Solo ciò che si SENTE può permettere l'integrazione. Le SENSAZIONI possono essere elaborate dalla mente, ma non è necessario che lo siano per produrre cambiamenti.
Detto ciò, vorrei provare a dare una risposta concreta e pratica alle tre domande poste all'inizio di questo scritto.
Lo farò invitando alla pratica, all'esperienza, allo sperimentare, cercando di lasciare che la mente sia vigile e attenta, ma non nel controllo.
Cerchiamo di vivere le esperienze che scegliemo o che ci "capitano", SENTENDO quello che possono trasmetterci, lasciando che la mente elabori (per "sete di conoscenza") quanto vissuto, senza dare troppe interpretazioni.
Coloro che praticano Rebirthing da tempo, potrenno confermare che alcune sessioni di respiro donano l'impressione che "qualcosa sia cambiato" anche se non si SA esattamente cosa. Il risultato è comunque di maggior benessere e quindi non ci porta a indagare oltre. Capita, in seguito a queste esperienza, che qualche tempo dopo arrivi la risposta: "Ecco cos'era qulla sensazione di cambiamento che ho provato durante la sessione di Rebirthing!!!"
Ciò dimostra che ciò che abbiamo SENTITO ha portato il cambiamento indipendentemente dal SAPERE.
Buone esperienze a tutti!!!