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la storia unica di un cesareo

la storia unica di un cesareo

Il 2 Giugno alle ore 9,00 del mattino nasce, con taglio cesareo, un maschietto.
Il percorso per arrivare a questo punto è stato ricco di esperienze.
Il protagonista della storia viene concepito nel Settembre dell'anno precedente, da una madre ventottenne e un padre trentenne, che per circa tre anni abbondanti hanno cercato di procreare.
Finalmente ce l'hanno fatta.
Si può immaginare la gioia per la lieta scoperta, ma, sotto sotto, cominciano a essere covate sottili ansie. Alcune comprensibili: “Ce la faremo?” “Sarò una madre all'altezza?”... Altre più particolari: “E se nasce con delle malformazioni?” “Ho preso questa medicina, non è che gli ho creato dei danni irreparabili?”... Queste ultime domande e altre simili trovavano costante risposta nel futuro nonno materno, medico di lunga data, nonché affermato patriarca. La futura madre, sembrava sprovveduta e in balia delle emozioni. Paure e ansie creavano un turbine emotivo che portava grande instabilità. Tutto questo all'interno di una donna che cercava di mantenere il controllo di sé, riuscendoci con discreto successo. Calma e attenta esteriormente, mossa e agitata interiormente.
La futura madre si affidava docilmente alle consulenze dei vari professionisti della sanità in cui si imbatteva.
Nel frattempo nutriva intimi desideri che la creatura crescesse sì forte, sana e robusta, ma preferibilmente femmina. Oltre a ciò, intense erano anche le proiezioni sul futuro della creatura, del tipo: “Vorrei fosse educata, composta, sportiva, parlasse le lingue, suonasse il pianoforte, si laureasse, ecc...”.
Il caso vuole che il nascituro sarebbe stato il primo non solo, come già detto, in seno alla sua famiglia di origine, ma anche il primo nipote nella famiglia di origine della madre.
Le aspettative materne si univano a quelle della sua famiglia di provenienza.
E il nascituro in tutto ciò che esperienza vive? Ovviamente percepisce tutto!!! Non gli sfugge niente. E quindi, comincia a sentire che ci sono alcune discordanze tra i desideri dell'ambiente esterno (madre, parenti) e la realtà dai fatti. Sa di essere un maschietto e sa che si aspettano una femminuccia. Sente i desideri espressi e latenti della madre ma non capisce il perché di questi. Sente tutti gli occhi puntati su di lui e si sente responsabile. Vorrebbe soddisfare tutti, ma sente di non avere le capacità per farlo. Così, giunto il periodo in cui si dovrebbe mettere a testa in giù per prepararsi all'uscita (il parto), non ci pensa minimamente. Si rifiuta di prepararsi: “Io sto qui!!! Non voglio uscire. Qui si sta bene, la fuori sono tutti matti. Chi pensano io sia?!? Non ce la posso fare!!!”

 

Il cesareo sembra l'unica possibilità.

 

Così il 2 Giugno tutto è pronto. E' molto probabile che sia stata una data anticipata rispetto a quella prevista per il termine della gravidanza. In altre parole, il nascituro sarebbe stato “tirato fuori” prima di quanto egli desiderasse. Forse si sarebbe girato a testa in giù all'ultimo momento. Chi lo sa?!?

 

Siamo negli anni '70, quando ancora le ecografie non venivano proposte alle donne in gravidanza e quando le anestesie venivano eseguite con l'utilizzo dell'etere.
Ecco che la futura madre viene narcotizzata. In sala parto, oltre all'equipe sanitaria, era presente anche il nonno materno. Sicuramente ci sarà stata una grande energia di professionalità, cura e prontezza. Tutto doveva essere eseguito nella massima sicurezza e con la più elevata qualità per non deludere il collega presente (il nonno). Quindi, per essere sicuri meglio somministrare una dose abbondante di anestetico alla partoriente. Risultato: le sostanze somministrare giungono rapidamente anche al nascituro, il quale viene alla luce senza essere pienamente in sé.
Il neonato ha vissuto l'esperienza più intensa della sua vita in uno stato alterato. Un inizio da sballo!!!
Provate a immaginare il momento del passaggio. Solitamente, nel caso di un parto fisiologico, richiede qualche momento, il tempo di due tre spinte, senza contare il travaglio (che prepara l'uscita). Nel caso di un taglio cesareo: sei dentro e un attimo dopo sei fuori. Ti tirano fuori in un attimo.
Nel caso del nostro protagonista, egli venne tirato fuori per la caviglia sinistra.
Le procedure dell'epoca seguivano una prassi ben definita, così appena nato, dato che sua madre era ancora sotto l'effetto dell'anestesia, che il nonno era lì solo per vedere e che il padre era fuori dalla sala parto, il neonato venne affidato alle cure di una puericultrice che con le mani avvolte da guanti di lattice lo prese in consegna da altre mani avvolte in guanti di lattice. E' appena nato, è passato dal liquido al gas, dai circa 37° centigradi del corpo materno ai circa 23°/24° della sala parto, è assordato dai suoni concitati del mondo esterno e accecato dalle luci dirette su di lui, è allontanato dalla fonte di sostentamento che per circa 9 mesi lo ha cresciuto e accudito, è in balia di persone estranee che forse non incontrerà mai più durante la vita e i primi contatti che queste persone stabiliscono anziché essere rassicuranti e confortanti, sono professionali, precisi, calcolati e vagamente dolorosi.
Se ne avesse avuto la facoltà il neonato avrebbe potuto pensare: “Se questa è la vita qua fuori... siamo messi bene!!!”
Dopo aver eseguito tutte le procedure di routine, il neonato viene esposto al pubblico. Viene portato nella nursery, dove parenti e amici possono venire a vederlo, ma rigorosamente da dietro un vetro. Tutti vengono per vedere com'è queste creatura. Ovviamente, tutti sono felici e si complimentano con il padre (visto che la madre non è ancora pienamente in sé), ma da dietro il vetro. L'energia è: vedere ma non toccare.
Una creatura appena giunta nel mondo bisognosa di contatto affettuoso e rassicurante, cosa riceve? Sguardi indagatori e sorrisi soddisfatti.
Finalmente dopo più di 24 ore, il neonato può venir abbracciato da sua madre e da quel momento comincia tutta un'altra storia...

 

Quanto appena descritto è impresso indelebilmente nelle cellule dell'essere vivente che ha vissuto queste esperienze. Un adulto, oggi, capace di trovare nel suo carattere e nella sua personalità, caratteristiche che prendono origine dalla sua vita pre e perinatale.
Qui di seguito ne trovate alcune.

 

ESSERE CESAREO 

Ecco alcune caratteristiche tipiche del “mio” essere cesareo:

  1. 1. Relazione con il tempo: sono preciso, anticipo gli eventi, aspetto gli altri, sempre l’orologio al polso, “paura di perdere tempo”, quando decido di fare una cosa la faccio velocemente, “arrivo prima”.

  2. 2. Non amo essere interrotto, ma se questo avviene sono capace di riprendere ciò che stavo facendo o dicendo dall’esatto punto in cui ero stato interrotto.

  3. 3. Preferisco fare da solo…come è successo quando sono nato…

  4. 4. Tendenza a lasciar perdere quando sto per arrivare in fondo.

  5. 5. Quando prendo una decisione la comunico solo quando questa è imminente, non è più revocabile, non se ne può più discutere, è così e basta.

  6. 6. Ricerco il sostegno, ma non amo essere sostenuto. Sono un sostegno.

  7. 7. Tendo ad andare contro corrente

  8. 8. Ho paura di essere manipolato e sono molto bravo nel manipolare

  9. 9. Bisogno di carezze, paura del contatto fisico

  10. 10. Grandi capacità intuitive

  11. 11. Trovo facilmente la scorciatoia

  12. 12. Al “culmine” dai problemi mi annebbio, mi anestetizzo

  13. 13. Senso di colpa per aver procurato dolore a mia madre, di cui porta ancora i segni (cicatrice)

  14. 14. Proteggo il mio spazio vitale, non amo intrusioni, non sono accogliente

  15. 15. Preferisco essere io il conducente dei miei viaggi, preferisco l’auto al treno, all’aereo, ecc.

  16. 16. Vengo scelto, piuttosto che essere io quello che sceglie

  17. 17. Tendo a mantenere il controllo della situazione, per paura che altrimenti possa succedere qualcosa

  18. 18. Ho la tendenza a comunicare in modo indiretto

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