“Iniziamo la vita con un’inspirazione e la terminiamo con un’espirazione”. Anche se l’immagine non è precisa, dato che la nostra vita ha inizio al momento del concepimento, rende sufficientemente chiara la relazione che esiste tra la respirazione e la nostra esistenza.
Tendenzialmente non siamo portati a prestare molta attenzione alla respirazione, cioè al continuo susseguirsi di inspirazioni e espirazioni. Proviamo a immaginare, quindi, quanta poca attenzione dedichiamo a una singola inspirazione, la prima della nostra vita.
Dedichiamoci per qualche istante alle tradizioni religiose che collocano la respirazione come fondamento indispensabile della vita. Prendiamo in considerazione un esempio vicino alla nostra cultura occidentale e in particolare il Libro della Genesi (2;7) ”… allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente…” Dio soffia nelle narici un alito di vita e solo in seguito all’intervento divino l’uomo esisterà nella sua completezza.
Ma riferimenti al respiro come forze vitale sono presenti anche nel Corano e nella Upanishad, solo per citare sacre scritture appartenenti a culture diverse da quella cristiana.
Questa breve notazione culturale solo per renderci conto di come testi fondamentali per la formazione spirituale e culturale degli uomini invitino a riflettere sull’importanza del respiro.
Nonostante tutto ciò viene dedicata ancora troppa poca importanza al respiro e quasi nessuna attenzione viene dedicata al primo respiro.
La prima inspirazione è quella che apre i polmoni del neonato, è l’atto che crea le basi per la separazione fisica tra madre e figlio, è una chiara dichiarazione di indipendenza. E’ un atto fondamentale e capace di segnare la nostra evoluzione.
Pensiamo, per esempio, ad un neonato che trae la prima inspirazione in seguito alla “classica”, delicata (si spera), sculacciata sul sedere. La sculacciata viene solitamente data per indurre il pianto nel bambino, pianto che può nascere solo se il bambino inspirerà aria nei polmoni. Non dobbiamo poi dimenticare che l’aria che entra improvvisamente nei polmoni la prima volta provoca un’intensa sensazione di bruciore nei polmoni. E’ facile intuire come la principale conclusione inconscia tratta dal neonato sia che “respirare fa male”. Questa prima conclusione creerà una inconscia tendenza a limitare la respirazione, portandolo a “respirare quanto basta per sopravvivere”. In questo caso una sana educazione al respiro sarebbe di giovamento.
Vorrei citare un altro esempio, del tutto opposto al precedente, che potete ritrovare nel video intitolato “Il rito della nascita” realizzato da Frederik Leboyer.
In questo filmato possiamo assistere alla meravigliosa avventura di un neonato che impara a respirare. Non essendo stato reciso il cordone ombelicale, al neonato è stata data la possibilità di prendersi il tempo necessario per provare a respirare. Nella penombra si sentono piccoli vagiti, il segnale dei primi e timidi tentativi di respirazione, finché questi tentativi, dopo alcuni minuti, si trasformano in un susseguirsi di atti respiratori completi.
La respirazione diventa una naturale conquista del neonato, priva di forzature e paure. Grazie a ciò la respirazione viene percepita, anche inconsciamente, come un evento naturale e spontaneo. La conclusione tratta potrebbe essere: “Il respiro è vita”.
Un ultima nota relativa a questa esperienza è che il neonato, almeno nei primi momenti della sua vita, ha una respirazione priva di pause, simile a quella del Rebirthing.
Ho citato due esperienze “limite”, ma, in realtà, ogni nascita è un discorso a sé stante. Ecco perché, a mio parere, i genitori e tutti coloro che gravitano intorno alla nascita (medici, ostetriche, puericultrici, …) dovrebbero dedicare attenzione al proprio respiro e alla propria nascita per permettere ai nuovi venuti al mondo di trarre la prima inspirazione in modo libero e privo di condizionamenti. Un neonato a cui non è stata “imposta” la prima inspirazione sarà un bambino con un autostima più elevata, che avrà fiducia in sé stesso e nella vita.
Il Rebirthing è di sicuro uno degli strumenti che può permettere, proprio grazie al “respiro circolare”, di riavvicinarsi all’energia della propria nascita e all’energia legata ai primi momenti vissuti dopo la venuta al mondo. Non è raro che recuperando memorie legate a quei momenti si possano sciogliere condizionamenti presenti nella nostra quotidianità.
Entrare in contatto con sé stessi attraverso il respiro è una sana attività che dovrebbe essere proposta a tutti anche in giovane età.